Trentino Sviluppo

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dal 04/06/2016 al 04/06/2016

Incubatori, acceleratori e sostegno alle startup: il Trentino dà i numeri

Tra i “luoghi della crescita” di cui si è parlato nell’undicesima edizione del Festival dell’Economia di Trento non potevano mancare acceleratori e incubatori: motori di crescita economica, fucina di future imprese, ambienti che creano virtuosi cortocircuiti tra quanti si trovano sulla frontiera dell'innovazione.

La tavola rotonda “Acceleratori e incubatori di impresa: nuovi motori di mobilità sociale” di sabato 4 giugno, introdotta da Innocenzo Cipolletta e moderata da Anna Gervasoni, ha presentato il variegato ventaglio dell’offerta ad oggi disponibile in Italia: dagli acceleratori privati, come Digital Magic di Marco Gay, agli incubatori pubblici come quelli di Trentino Sviluppo, raccontati da Mauro Casotto, agli incubatori universitari quali Polihub di Milano, spiegato dal presidente Giampio Bracchi, fino al variegato mondo dei finanziatori privati come L Venture Capital, raccontato dal suo amministratore delegato Luigi Capello.

Fenomeni di nicchia? Tutt’altro, come dimostrano i numeri d’eccezione del Trentino: le 106 aziende insediate nei sei incubatori d’impresa (B.I.C., Business Innovation Centre) danno lavoro a 750 persone e generano un fatturato pari a 380 milioni di euro. Messe tutte assieme sarebbero la terza industria del territorio per fatturato, la quinta per numero di occupati.

Particolarmente interessanti i numeri dell'icubatore green  Progetto Manifattura: 51 aziende insediate (tra cui 19 startup, 32 aziende in “Innnovation Factory”, 3-4 altre importanti realtà quali il centro di ricerca in bio-informatica Microsoft–COSBI, il consorzio Habitech, primo distretto italiano per l’energia e l’ambiente, Green Building Council Italia), 302 milioni di euro il fatturato delle aziende insediate, 204 addetti, che saliranno a 250 entro fine anno secondo gli accordi di insediamento già siglati (il triplo dei dipendenti rimasti senza lavoro nel 2008 dopo la chiusura dell’opificio tabacchi da parte di British American Tobacco), 32 anni l’età media dei neo-imprenditori, molti laureati, con una forte presenza di donne che rappresentano circa il 50% dei presenti. 

Tra i numeri forniti al Festival dell’Economia da Mauro Casotto, vicepresidente di HIT e direttore della Direzione operativa di Trentino Sviluppo, anche quelli relativi al Seed Money-FESR. Il fondo co-finanziato da Unione Europea, Repubblica Italiana e Provincia autonoma di Trento ha sostenuto nei tre bandi 2009, 2011 e 2013 ben 100 startup innovative operanti in settori altamente tecnologici: 23 sul primo bando, 40 sul secondo, 37 sul terzo.
Di queste 100 aziende ad oggi ne sono attive 82: 13 startup su 23 del bando 2009, 33 iniziative su 40 del bando 2011, 36 startup su 37 del bando 2013.
Per quanto riguarda gli occupati, le 82 aziende ad oggi attive grazie al contributo del fondo Seed Money-FESR danno lavoro a 335 persone, tra soci e dipendenti (dati aggiornati al 31 dicembre 2015).

Altre spunti interessanti emersi dalla tavola rotonda:

“In Italia ci sono 4 mila miliardi di euro di risparmio privato, riuscissimo a trasferire anche l’1% di queste somme in innovazione ed economia reale, unendo i diversi puntini sparsi sul territorio e scatenando un po’ di questa finanza, potremmo veramente diventare la culla dell’innovazione in Europa”.
Marco Gay, presidente Giovani Imprenditori di Confindustria e vicepresidente Digital Magics

“Proteggiamo il made in Italy ma non il research in Italy e questo frena il potenziale della ricerca che si fa a livello diffuso nelle università italiane. Ma le università devono capire che gli uffici brevetti e gli incubatori vanno gestiti con criteri di mercato, spogliandosi del desiderio di ciascun ateneo di possedere tali strutture e liberandole dal fiato sul collo delle gerarchie accademiche”.
Giampio Bracchi, presidente di Polihub e della Fondazione Politecnico di Milano

Nel 2012 l’Italia è stato il primo paese ha darsi una legislazione sul private equity eppure un modello troppo ingessato ha fatto partire meno di dieci operazioni. Dobbiamo dotarci di strumenti veloci, perché la rapidità fa la differenza nel successo di una startup sul mercato”.
Luigi Capello, amministratore delegato L Venture Capital

“E’ ora che l’Italia trovi un suo modello di sostegno alle startup, che metta a fattor comune le esperienze e le eccellenze già espresse del territorio, riuscendo così a portare a terra, trasformandolo in business, in iniziative economiche, in economia reale, il grande potenziale di innovazione insito nelle università e nei centri di ricerca del nostro Paese”.
Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI (l’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) e docente all’Università Cattaneo

Registrazione integrale della Tavola rotonda all’indirizzo: http://goo.gl/A9Mv0K

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